FAST FASHION: The Real Price of Low-Cost Fashion

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LUNGOMETRAGGIO

FAST FASHION: The Real Price of Low-Cost Fashion

di Gilles Bovon, Edouard Perrin - Francia53 min

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Il film è visibile dalle 8 del mattino per 24 ore.

Grazie alla nostra moda “usa e getta” possiamo rinnovare costantemente il nostro guardaroba, spendendo poco, cambiando outfit in fretta. Ma cosa si cela dietro a un vestito venduto in Europa a soli dieci euro e prodotto all’estero in meno di due settimane? “Fast Fashion: The Real Price of Low-Cost Fashion” svela l’intero percorso che fa arrivare milioni di indumenti nelle vetrine di grandi marchi d’abbigliamento a basso costo come Zara o H&M. Un percorso che include un elevato sfruttamento lavorativo e enormi rischi ambientali.
La fast fashion sta soffocando il pianeta sotto enormi quantità di vestiti. Ogni anno vengono vendute quasi 56 milioni di tonnellate di indumenti. In Europa la quantità acquistata è quasi raddoppiata dal 2000, mentre alcuni esperti prevedono un’ulteriore incremento del 60% nei prossimi dieci anni. I rischi connessi all’industria del tessile a buon mercato, la seconda industria più inquinante al mondo dopo il petrolio, non riguardano solo l’ambiente e i cambiamenti climatici, ma colpiscono gli stessi residenti locali e i lavoratori, avvelenati dai prodotti chimici delle fabbriche e in condizioni di lavoro abominevoli. Sono quest’ultimi a soffrire di più: lavorando dalle 12 alle 15 ore al giorno, guadagnano stipendi inferiori alla metà del salario minimo globale. Le grandi industrie, per inseguire l’insaziabile appetito dei consumatori e i modelli di concorrenza sempre più veloci del mercato globale, sono disposti a rischiare anche cause in tribunale, di tanto in tanto, pur di continuare agli stessi livelli di produzione.
«Nell’opinione pubblica c’è ormai consapevolezza che la moda a buon mercato è molto inquinante e si basa sullo sfruttamento dei lavoratori», spiega il regista Gilles Bovon, «ma nonostante questo, i grandi marchi stanno ricavando un profitto come mai prima d’ora». Al giorno d’oggi l’industria della fast fashion vale ben 3 trilioni di dollari: ben poco di questa ricchezza va ai lavoratori tessili, mentre i rischi ambientali aumentano senza vedere una vera alternativa sostenibile. Racconta il giornalista d’inchiesta Edouard Perrin: «l'industria della fast fashion è stata per anni sotto gli occhi di tutti ed è stata oggetto di numerosi rapporti investigativi. Tuttavia, a causa delle incessanti strategie di greenwashing ideate dall'industria tessile, i consumatori sono ancora purtroppo portati a credere che il loro consumo eccessivo non sia un problema. Il nostro film spiega perché continuiamo a comprare vestiti di cui non abbiamo bisogno e perché è molto probabile che questo paradosso rimanga con noi per questi anni a venire».

Gilles Boyon, regista e montatore da oltre 30 anni, ha diretto più di 10 progetti documentari che hanno ricevuto premiazioni internazionali e montato più di 80 film che sono stati trasmessi dalla TV francese, americana ed europea. I suoi precedenti progetti includono Starbucks Unfiltered, un’analisi approfondita del lato nascosto del gigante americano del caffè, e Jeu d'influences, una serie di documentari pluripremiati che decifrano le tecniche utilizzate dagli Spin Doctor francesi per influenzare l'opinione pubblica. Il suo progetto attuale, Broken Dolls, racconta la storia di uno degli ultimi abitanti di Shanghai sopravvissuti e fuggiti dalla Germania nazista durante la seconda guerra mondiale.

Edouard Perrin, reporter da 25 anni, è attualmente giornalista d’inchiesta per la serie Cash Investigation di Premières Lignes. Membro dell'International Consortium of Investigative Journalists, ha preso parte alle inchieste Panama/Paradise Papers. Nel 2016 ha ricevuto il Knight-Wallace Fellowship presso l'Università del Michigan, mentre l’inchiesta dei Luxembourg Leaks gli è valsa diversi premi internazionali così come cinque capi d’imputazione in Lussemburgo, per i quali è stato assolto due volte.

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