Rust

Trascorrere la vita nella logica logorante della contemporaneità, tra quotidiane brutture e terribili ingiustizie, rende necessario individuare un punto d’approdo: tra le più nobili forme espressive l’arte fornisce senza dubbio una concreta possibilità per entrare in contatto con se stessi, rivelando le trame della propria soggettività. All’arte è però affidato anche il compito di esprimere una denuncia sociale e di ritrarre le drammatiche conseguenze dell’insensatezza della violenza umana.

Le opere di Mariola Wawrzusiak-Borcz sono il frutto di una straordinaria intuizione che permettono all’artista di descrivere le carenze della civiltà moderna. Quello che lei ripete nel film è questo: l'arte è un ponte tra il passato e il futuro, un messaggio per le prossime generazioni. Se l’uomo preistorico ha lasciato dei disegni di caverne, quale sarà l'eredità dell'uomo moderno? Il suo lavoro ruota così intorno ad un oscuro e inquietante regno animale e i rottami metallici assumono anche le sembianze di bambini indifesi terrorizzati dalla guerra.

La troupe cinematografica accompagna l’artista nella sua vita quotidiana, catturando anche i suoi movimenti minuziosi, per mostrare i dettagli del ferro e della ruggine in modo che il pubblico possa vedere la magia di creare arte. Così Mariola è la narratrice del film, rivelando le sue idee più misteriose e visionarie. I suoi lavori rappresentano la sintesi di quando la coscienza si confonde con il subconscio, e di come l’arte riesca a mettere l’uomo in contatto con la propria interiorità, con le sue paure e con la natura.

Rafal Malecki è diplomato alla AMA Film Academy e alla Andrzej Wajda Master School of Film Directing. È sceneggiatore, regista e montatore di lungometraggi e documentari. Si interessa di cinema e film d'essai politicamente e socialmente coinvolgenti, ed è anche co-fondatore dello studio di post-produzione Moviematic.